La robotica sociale utilizza robot dotati di intelligenza artificiale per assistere o intrattenere esseri umani, specialmente anziani, bambini e persone con disabilità. La Cina è uno dei paesi più attivi in questo campo, spinta dall’invecchiamento demografico e da strategie pubbliche di tecnologia integrata.
Benefici psicologici comprovati
Uno dei principali vantaggi osservati nell’uso della robotica sociale riguarda la salute mentale degli utenti. Una meta-analisi internazionale su 14 studi clinici controllati randomizzati (RCT), condotta da Pu et al. (2022) e pubblicata sul Journal of the American Medical Directors Association, ha evidenziato che i Socially Assistive Robots (SAR) riducono significativamente depressione e ansia nei pazienti con demenza, anche se non migliorano l’agitazione o la qualità di vita complessiva.
Un altro studio pilota, pubblicato nel 2022 su Frontiers in Robotics and AI da Kobayashi et al., ha indagato gli effetti psicologici del robot LOVOT: i risultati mostrano un aumento momentaneo dell’umore positivo e della comunicazione nei pazienti con demenza, anche se l’effetto risulta limitato nel tempo.
In uno studio pubblicato su Geriatrics & Gerontology International (Yamazaki et al., 2021), 15 anziani sopra i 65 anni hanno interagito quotidianamente con robot sociali. I risultati hanno mostrato una riduzione della solitudine emotiva, sebbene l’efficacia fosse maggiore quando l’interazione veniva mediata da figure familiari o operatori umani.
Anche nel campo dello sviluppo infantile si osservano risultati interessanti: uno studio di Pennisi et al. (2016), pubblicato su Autism Research, ha evidenziato che l’uso di robot umanoidi in terapie per bambini con disturbo dello spettro autistico può migliorare l’attenzione, la capacità di imitare e le competenze sociali generalizzabili all’interazione con esseri umani.
Criticità e rischi etici
Nonostante i vantaggi, la robotica sociale presenta una serie di problematiche.
Uno dei principali rischi è il fenomeno dell’inganno emotivo. Come riportato da Sharkey & Sharkey (2012) su AI & Society, gli anziani con demenza possono sviluppare legami affettivi profondi con i robot, attribuendo loro emozioni e intenzionalità inesistenti. La mancanza di trasparenza sul funzionamento delle macchine può alimentare queste illusioni.
Un altro problema è la disumanizzazione dell’assistenza. La ricerca della University of Auckland, condotta da Broadbent et al. (2009), mostra che molti utenti preferiscono ancora l’interazione umana, anche se accettano i robot come supporto secondario. L’uso esclusivo dei robot potrebbe ridurre il contatto sociale autentico e impattare negativamente sull’identità degli individui.
Alcuni robot, come il noto Paro (a forma di foca), suscitano critiche legate all’infantilizzazione: Sparrow & Sparrow (2006), su Information, Communication & Society, sostengono che l’adozione di design giocosi e “teneri” può portare adulti e anziani a sentirsi trattati come bambini, danneggiando la percezione di sé.
Infine, la questione della privacy e sorveglianza è particolarmente rilevante. Come evidenziato da Richards & Smart (2013), molti robot domestici registrano e trasmettono dati audio-video a server remoti, sollevando interrogativi su sicurezza dei dati, tracciamento e rispetto della normativa GDPR.

Il contesto cinese
La Cina, con una popolazione anziana superiore ai 260 milioni, ha abbracciato la robotica sociale come risposta strategica all’invecchiamento. Il governo ha incluso lo sviluppo di robot sociali nei piani quinquennali per l’innovazione tecnologica.
Aziende come Keenon Robotics e UBTECH producono robot destinati a case di cura, ospedali e contesti domestici. Questi robot sono impiegati per condurre attività ludiche, monitorare parametri vitali e stimolare l’interazione.
Durante la pandemia COVID-19, il governo cinese ha distribuito robot come Paro ed ElliQ per contrastare la solitudine nei centri per anziani. Inoltre, università come il Beijing Institute of Technology lavorano sul riconoscimento vocale in mandarino, sulla lettura delle emozioni e sull’adattamento culturale dei robot. Un loro rapporto del 2023 mostra un’accresciuta accettazione sociale di questi dispositivi, considerati veri “facilitatori della cura”.

La robotica sociale offre benefici concreti sul piano della salute mentale, della stimolazione sociale e dell’assistenza. Tuttavia, gli effetti sono spesso limitati nel tempo e non possono sostituire completamente l’interazione umana.
I rischi etici non sono trascurabili: inganno emotivo, infantilizzazione, dipendenza affettiva e problematiche relative alla privacy. Sarà quindi necessario sviluppare normative chiare e meccanismi di trasparenza per proteggere gli utenti più vulnerabili.